Non profit

Volontari d’annata contro i pregiudizi

Mi chiamo Paolo, ho 67 anni. Posso affermare di essere un “pensionato in erba”...

di Elio D'Orazio

Mi chiamo Paolo, ho 67 anni. Posso affermare di essere un ?pensionato in erba?, vale a dire che faccio da pochi anni i conti con una situazione esistenziale del tutto nuova. Sono un ex dirigente della pubblica amministrazione e nel mio lavoro il contatto con la gente, non solo con i colleghi, era una consuetudine e spesso una necessità. Adesso mi dedico di più alla famiglia e agli hobby che prima trascuravo. Ma non mi basta. Mi chiedo se, oltre al volontariato, che pure è cosa sacrosanta, non si potrebbe pensare per noi ad attività lavorative differenziate che rivestano un ruolo di utilità sociale ma anche di produttività. Insomma, siamo vecchi sì ma ?funzioniamo? ancora.

Stefano Bencivenga , Cagliari

Caro Stefano, nella tua lettera riassumi la domanda di milioni di persone anziane che, pur essendo pensionate e avendo fatto un lungo percorso lavorativo, non hanno la benché minima intenzione di mettersi, o meglio, farsi mettere da parte. C?è un equivoco di fondo da chiarire. La pensione non è altro che una forma di reddito il cui diritto viene maturato su base contributiva connessa all?attività lavorativa o a contribuzione volontaria. Il lavoro è esso stesso un diritto individuale posto a fondamento della stessa Costituzione: e questo diritto non va in pensione. Purtroppo, però, tutto congiura contro. Leggi e leggine sulla previdenza e sul diritto alla pensione troppo spesso mettono in antitesi la pensione con il lavoro, costringendo il pensionato o all?ozio forzato o al lavoro nero. Non c?è nel nostro Paese una normativa che riesca a conciliare il lavoro con la pensione. Detto questo, apriamo un nuovo capitolo. Si può ?lavorare?, come volontari e quindi senza retribuzione, con un eventuale rimborso delle spese assegnato dalla organizzazione di volontariato cui si appartiene. È un modo sicuramente anche questo di essere produttivi per la società Purtroppo, però, siamo ancora agli albori di un sistema di volontariato organizzato e le diffidenze sono ancora tante. Per esempio da parte di chi teme che i volontari, e in particolare i volontari anziani, sottraggano lavoro ai giovani. L?esperienza che ogni giorno vivono come volontari decine di migliaia di anziani e pensionati nella nostra associazione, l?Auser, dimostra che l?attività degli anziani è di grande aiuto alle persone in difficoltà, alla comunità, alla promozione educativa e culturale. I primi a beneficiarne sono sempre più spesso i giovani in cerca di lavoro. Per il momento a me questo non pare poco. È chiaro tuttavia che le potenzialità sono immense. Ed è una follia continuare ad impedirne la piena valorizzazione.

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